Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Scritti giovanili 1912-1922

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Longhi, Roberto 50 occorrenze

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partenza dalla Corte, poiché quando egli fissò definitivamente la sua dimora a Toledo, verso la fine del 1585, Tibaldi, Zuccari erano ancora

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dell'arte;perché paesi vi sono alberi, casamenti; anche certe vivacità e vaghezze dell'arte vi si veggono, perché non vi attese mai, come quegli

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Che meraviglia se non avendo saputo imprimere di mollezza opportuna la sedicente natura morta, egli ne abbia cercato - in uno dei due esemplari - un

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resto, primordialmente neutro o addirittura benigno, ha acquistato ora un senso deteriore per il volgo che l'applica all'arte dove non ritrova

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. Materia troppo brunita, troppo fluente, profilo balzato e stracco ad un tempo: organismo ed ambiente: pura architettura.

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- del cubismo. E vedete che cosa egli ne sappia fare.

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precipitati di sorta, storici, realistici. È un'altra difesa

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tre ha che vedere con l'arte, allora, mai.

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Ci appare qui, nella sua formazione artistica e culturale: pare formazione profonda, nel senso nostro, come troppo storicistica e letteraria.

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Napoli con Antonello, con qualche pallida imitazione di scuola romana, col piccolo campione lasciato da Bramantino** a San Domenico Maggiore, e

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Non ne parliamo più, adunque, della critica su Battistello.

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Ed eccoci un'altra volta alquanto lontani da lui sebbene in senso migliore e simpatico; senza poterci ravvicinare con Vaccaro che non fu mai un

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sarebbe facile prevedere come dipingesse Gentileschi, dieci o venti anni dopo, osservando la Circoncisione ch'egli frescò nella grande nave di S

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colorista placido e fastoso, quale nessun bolognese, Guercino, Savonanzio, avrebbe saputo sognare. La pasta del primo Caravaggio ma slargata in

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Ma sono, queste, ricerche di forza in cui il temperamento un po' debole, seppur vivo ed arguto, del nostro pittore non può ostinarsi. bisogna

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' disegnata e un po' dipinta. occorre dirne altro e non che essa era la vera erede dello stile didattico dei Carracci, anzi di Annibale.

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Massimo, con Lanfranco; Agostinello Beltrano, col grande Francesco Fracanzano (il Velazquez di Napoli); e ne venne composta una delle più rare quadrerie

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vorremmo più che accennare all'altro strano refluire delle forme, calme e fantastiche ad un tempo, di Orazio nelle opere dello spagnolo Juan

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vogliamo esser troppo esclusivi, e non fare alcuna parte alle refluenze napoletane in Artemisia. Questa signora, salva qualche intermissione, se

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tirando il punto della prospettiva è stato necessario rifare due figure»; ecco una cosa che non sarebbe accaduta a Caravaggio, a Velazquez, forse

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Per cotesta via non si procede. per l'altra del puro colore in cui da tempo camminano i veneziani. Poiché nel suo significato puramente artistico

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storiette vasariane e di goffaggini da «Novissimo Melzi», si cita soltanto per ricordare - come sempre che ne venga occasione - agli studiosi seri dell'arte

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titolo: I «Preraffaelliti» (è tutto), cioè «Storia popolare della pittura italiana dalle origini alla fine del Quattrocento»- non sono migliori

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Giulio Cesare Procaccino? Tutt'al più ne sarà stato capace un Vermiglio nella sua povera maniera tarda.

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Il Ritratto d'uomo a Berlino, già esposto alla Mostra del Ritratto a Firenze, e prima attribuito al Velazquez, non ha a che fare col Crespi, con

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qualità non corrette sostenute da una coscienza inflessibile d'artista, decorre un eclettismo anche più disordinato e causale, affatto disperante.

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superficie a filo della correntia luminosa; la luce ora l'inchioda, ne spiana e livella le parti, ne lima e corrode le broccute asperità, fino al segno

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perde questo suo senso sovrano dei piani di forma-luce là dove la macchia rapidissima dovrebbe, sembra, annientare la forma. Al contrario. Il fare

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E tanto ne variava che il Vasari ricordò essere fra noi lodate le incisioni di Dürer «soltanto per la finezza dell'intaglio. All'argomento del quale

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proposito del Solario, Il quale, è vero (pagina 85), «amò mettere in mostra ne' suoi ritratti le mani modellate con sicurezza, quasi con virtuosità», ma

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; così anche la rappresentazione dello spazio, sommessa alla illustrazione, nobileo ignobile, scuola d'Atene o Parnaso, ne riesce per sempre falsata.

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Dopo che la basilica di San Salvatore fu nel '700 completamente ricostruita, Vito d'Anna ne eseguì gli affreschi della cupola rappresentanti il

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Placido Ruffo scelse i 100 quadri della primogenitura, era ridotta a 160 pezzi; e sebbene in seguito Don Antonio ne recuperasse alquanti, si divise

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raggiunta da Matteo di Giovanni da Francesco di Giorgio, per i quali certi precedenti di psiche «gotica» rimasero sempre insormontabili.

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ne avete, dei ricordi e delle illusioni nel cuore e nella memoria, e comprenderete come nulla dovesse urtare troppo, entrando a Santa Sabina.

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d'architettura, non era, io sospetto, ahimè!, l'espressione del convincimento profondo che Ettore Tito non possa e non abbia a decorare quella

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Ne conseguono i principi, sanissimi, del metodo (II parte) da seguire nell'impianto di un museo. E qui si potrebbero fare melanconiche osservazioni

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Nella gran copia di osservazioni disparatissime nulla di strano che ve ne sia poi alcuna retta e puramente estetica, poiché la molla prima che spinge

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Ne parlo perché se nella schiera più rigoristicamente formale del Cinquecento, operante a Firenze, l'anticristiano è portato rispettabile, sacro di

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L'ottimo Villot, evidentemente, errava, ritenendo che l'opera non fosse del Correggio, correggesca. È forse ch'egli era abituato a godersi

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ha ripieni gli altari e le quadrerie di Monaco come di Venezia, neanco potrebbe riporsi fuor della Veneta Scuola, come ne sarà discorso più avanti;

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Ne risulta - se si comprende quanto è detto fin qui - la profonda legittimità della nuova tendenza, e la sua superiorità sul cubismo.

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convenisse prima trasportare il quadro a un nobile soggetto Siciliano; e ne discorreremo a quella scuola.

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Giocoforza mi è confessare rimanermi ignoto il nome del professore che li dipinse; sarà gran danno che, dopo tanto sentenziare, io mi astenga una

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per ricalcare, al modo de' mediocri, vie tizianesche; però con più gravezza e un fastidioso rosseggiar ne' riflessi.

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eternità: non c'erano insomma Poussin Dughet Claudio, che insegnarono al mondo a respirare il paesaggio romano, l'aulica natura della Campagna

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416. Agar e l'Angelo. Roma, Galleria Nazionale (L., 1916). Ma non ne ero più tanto sicuro. [Oggi ritengo sia cosa giovanile di Giovanni Andrea de

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Masaccio e tutta la tradizione che ne dipende non si servirono della prospettiva come arte ma solo scientificamente come mezzo per farci percepire

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Adolfo Venturi ha sinteticamente raccolto intorno al maestro tutta l'arte di questa regione; e la conclusione che ne risulta è che fra questi seguaci

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, o, come vogliono altri, che la sua distinzione da Bellini è chiarissima, e che perciò l'uno l'altro poteva dare, prendere nulla, sembra

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